45 chilometri a Est di Roma il paese di Cerreto Laziale si erge dominante sopra la Valle del fiume Giovenzano. Tutto intorno i Monti Ruffi, splendida meta per appassionati di trekking, lo raccolgono in una cornice sospesa dal tempo.
Cerreto Laziale è il toponimo odierno di quello che era conosciuto in epoca medievale come Cerretum. Nel 1872 viene poi mappato come Ponte Marano, e per breve tempo anche come Monterufo. Fino all’odierno ritorno alle origini del suo nome come lo conosciamo oggi.
Il paese si erge sulla splendida e importante Valle del Giovenzano che fu territorio di confine tra le antiche popolazioni degli Equi e dei Latini.
La posizione strategica di questo paese ha fatto sì che sin da epoche remote ci giungono testimonianze di insediamenti umani come dimostrano, soprattutto in località Fonte Farolfo, i resti di mastodontiche e antichissime mura ciclopiche ancora visibili e di successive costruzioni di epoca romana.
La prima citazione storica del paese la troviamo in un documento del “Regesto Sublacense” redatto il 21 luglio 1005 con il quale papa Giovanni XVIII donava ai Monaci Benedettini di Subiaco il monte Cerretum. In un secondo documento, redatto il 31 ottobre 1051, papa Leone IX confermava ai Monaci Sublacensi il possesso del colle sulla cui sommità viene ora menzionata la presenza di un Castrum. Da queste fonti possiamo desumere che il paese fu dunque fondato tra il 1005 e il 1051.
L’antico e originario Castello era di forma trapezoidale con quattro torrioni, di cui oggi colpisce l’imponenza del maschio ancora ben visibile e della maestosa torre che ancora sovrasta e domina solenne l’ingresso del centro storico.
Dall’inizio del Rinascimento nel 1456 e fino al 1753 il potere sul Castello e sull’intero monte passò agli Abati Commendatari, principi o dignitari scelti direttamente dalla Santa Sede. Il primo di questi fu Rodrigo Borgia, eletto poi Papa nel 1492 col nome di Alessandro VI. In seguito fu un succedersi di dominio da parte delle famiglie più rappresentative del potere romano che in base ai cambiamenti delle forze di potere nella Città Eterna dominarono su Cerreto Laziale. Blasonate famiglie come i Colonna, i Borghese e i Barberini. Finché nel 1753 e fino al 1870 Cerreto passò sotto la Congregazione del Buon Governo.
La posizione dominante e strategica di Cerreto fu croce e delizia per i suoi abitanti che sovente dovevano subire gli attacchi nemici, come nel 1482 quando il paese fu devastato da una banda di fuoriusciti dell’esercito napoletano a quell’epoca impegnato al fianco degli Estensi di Ferrara nella guerra contro Venezia e contro il suo alleato Papa Sisto IV Riario.
Circa un secolo dopo, nel 1592, Marco Sciarra, a capo di un’orda di briganti, dopo aver distrutto il villaggio di Rocca d’Elce, strinse d’assedio Cerreto. I Cerretani orgogliosamente rifiutarono la resa e si rifugiarono nella fortezza. Dopo aver resistito per diversi giorni nella notte tra il 24 e il 25 aprile, ricorsero ad un abile stratagemma: legarono alla coda di una gatta del materiale infiammabile, vi diedero fuoco e la povera bestiola, nella sua fuga disperata, appiccò un terribile incendio ai fienili dove erano accampati i briganti che colti di sorpresa furono sconfitti dai cerretani. Una lapide sul muro della Chiesa di San Sebastiano ancora oggi ricorda i nomi delle vittime dell’assedio e un monumento nella piazza del vecchio municipio è dedicato alla “Eroica Gatta”.
Silvia Baroni - Guida turistica
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