In cima al Monte Celeste ad una altezza di circa 815 m.s.l.m, dominante sulle valli del fiume Aniene e del fiume Sacco sorge Bellegra. Un luogo che per le sue straordinarie caratteristiche di bellezza e di posizione dominante è abitato sin dai tempi delle popolazioni pre-romane dell’Italia Centrale. La sua fondazione è antichissima e si perde nella Storia e si deve in buona parte agli Equi e anche agli Ernici. A testimoniarlo rimangono, poderose e immanenti, i resti delle mura poligonali costruite a difesa dell’abitato datate addirittura VII sec a.C.
Anticamente la città era chiamata Vitellia e divenne centro importante per la sua posizione strategica situata a difesa della fondamentale direttrice commerciale e militare che era la Via Latina. Del periodo romano rimangono evidenti ambienti e costruzioni in opus cementicium.
Nel medioevo è conosciuta come Civitella, caratterizzata da una fortezza, i cui resti oggi non sono più totalmente visibili. Il nome cambiò in Civitella forse perchè nei documenti antichi da Civitas Vitelia è stata abbreviata appunto in Civitella. Il nome Civitella appare per la prima volta nel diploma, risalente al 11 gennaio 967, dell’imperatore del Sacro Romano Impero Germanico, Ottone I Il quale definì Civitella proprietà privata e di dominio feudale, e la troviamo menzionata nel "Regestum Sublacense" come Mons Civitella, poi Civitella San Sisto dal nome del Santo protettore della città, San Sisto II Papa Martire, festeggiato ogni anno il 6 agosto.
Nel 1575 Civitella faceva parte della Diocesi di Palestrina e la comunità era ben organizzata anche religiosamente con 1000 abitanti circa. Nel 1773 la vita politica civile e sociale era decisa da un consiglio di 30 persone ed esisteva una scuola elementare dove imparare a leggere e a scrivere. L’assetto politico rimase intatto e così costituito fino all’annessione del Lazio nel Regno d'Italia, nel 1870, quando il consiglio comunale fu infine costituito da un sindaco e da 14 consiglieri. Allo stesso tempo il nome Civitella, che rimase in uso per tutto il Medioevo e l’età moderna dovette essere modificato, a causa delle molte omonimie dovute all'unificazione politica dell’intero Paese prima frastagliato.
Il nuovo consiglio comunale cittadino del nuovo costituito Paese Italia decise di cambiare il nome nell’attuale Bellegra, glorificando così le eccezionali caratteristiche ambientali del paese, circondato da vasti boschi di castagno che regala ai visitatori uno spettacolare panorama, che spazia dalla Valle del Sacco al Mar Tirreno, dalla Valle dell'Aniene all'Appennino Abruzzese. Per questo il paese è conosciuto con il nome di Città dei Panorami.
Un’attrazione unica nella provincia romana presente a Bellegra sono le Grotte dell’Arco, che prendono il nome dal caratteristico arco di roccia che si può notare all’entrata del luogo suggestivo. La visita delle grotte risulta estremamente suggestiva per la ricchezza di stalattiti, stalagmiti, inghiottitoi, camere e per l'osservazione della fauna di grotta in particolare chirotteri, anfibi e ancora micro e meiofauna tipica di tale strutture. Importantissima la presenza poco oltre l’ingresso di pitture rupestri preistoriche sotto forma di figure antropomorfe dipinte in alto su una parete, databili alle ultime fasi del Neolitico e alla prima età del Bronzo e del Rame (4-3.000 a.C.), segno inequivocabile di una frequentazione umana assai antica, un luogo sacrale forse collegato al culto delle acque.
Altro luogo di grandissimo interesse di Bellegra è il Convento di San Francesco, che sorge a soli due chilometri dal centro storico, in una suggestiva valle coperta da ulivi e castagni. Un luogo di culto ricco di storia e di fascinazione mistica che testimonia il rapporto strettissimo e secolare che Bellegra da sempre ha con il Santuario del Sacro Speco della vicina Subiaco e con il Santo Patrono d’Italia San Francesco. Nel 1223 frate Francesco infatti, mentre era diretto al monastero di San Benedetto a Subiaco, insieme ad alcuni suoi compagni, stanco del lungo viaggio, si fermò nell’allora casa colonica di Monte Casale, appartenente agli stessi monaci sublacensi. Una volta riposato ripartì per Subiaco e arrivato al Sacro Speco, dove ancora oggi si conserva un affresco riproducente la sua immagine, ebbe in dono il luogo del Sacro Ritiro e qui, poco dopo, si stabilì con i suoi frati. Oggi il Sacro Ritiro si presenta rinnovato nella sua struttura, con l’avvenuta restaurazione e fondazione del Museo Francescano, dove sono esposti numerosi reperti storici che riguardano la vita della Comunità Francescana e continua ad essere un luogo di ritiro e pellegrinaggio.
Silvia Baroni - Guida turistica
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